Da uno studio dell’università di Stanford emerge la difficoltà degli studenti USA a distinguere le bufale sul web dalle notizie vere.

Distinguere fra il vero o il falso, smascherare le bufale sul web, questa sarà per molti la sfida dei prossimi anni. Il punto è; sapersi districare nella giungla delle notizie che circolano attraverso i canali della rete, capendo l’affidabilità di quanto viene proposto.
Ormai le notizie sono tutte veicolate dal web dove, in particolare, i social diffondono giornalmente un enorme quantità di rumors, fra le quali ci sono le notizie bufala. Se per i più smaliziati, a volte, risulta difficile valutare l’affidabilità di una news per i più giovani è un vero problema.
Secondo uno studio dell’università di Stanford, negli Stati Uniti l’82 per cento degli studenti di scuola media non è in grado di distinguere tra una notizia e un “contenuto sponsorizza”.
I dettagli della ricerca sulle bufale sul web
La ricerca ha preso in esame 7.804 studenti di scuole medie, superiori e del college a cui è stato chiesto di comprendere se una notizia condivisa su Twitter fosse affidabile, se una foto postata sui social network fosse vera e di capire la forza di un articolo dai commenti. I materiali forniti erano vari; con pregiudizi, alcuni fuorvianti, altri ancora erano solo pubblicità ben confezionate.
E’ venuto fuori è che l’elemento grafico è determinante. Se un post è accompagnato da un’immagine accattivante è considerato vero. Questo è quanto emerso dallo studio che ha rilevato che gli intervistati, attratti dalla grafica del post, non considerano la fonte. L’incapacità di distinguere un informazione dalla pubblicità è, di sicuro, un argomento sul quale le aziende che investono in marketing possono trarre spunti per le loro campagne di diffusione dei prodotti.
Gli educatori, dal canto loro, avranno il loro bel da fare per trasmettere la cultura dell’informazione vera. Una sfida importante se si considera che, da un rapporto dell’istituto di ricerca PEW, il 63% degli utenti dei social ha dichiarato che facebook e twitter sono la fonte principale da cui traggono informazioni.
Il quesito a questo punto è: se è così facile ingannare sarà altrettanto facile spostare le opinioni veicolando contenuti di disinformazione? E’ così semplice creare allarmismo diffondendo bufale facebook o bufale twitter? Le istituzioni stanno correndo ai ripari, prova ne sono le posizioni prese dalla comunità europea nei confronti dei post a contenuto razziale.